Bologna - Domenica 31 ottobre 2010 - Casa di Henghel Gualdi e della moglie, la cantante Luciana Sasdelli


Orchestra Henghel Gualdi 1954

Usciti dall’autostrada A1 per entrare a Bologna ci sentiamo un po’ agitati; entreremo nella casa di Henghel, non ci avevamo pensato prima o forse non l’avevamo ancora realizzato. Henghel e Luciana hanno quella casa dal 1958, una vita. Arrivati sotto casa, usciamo dalla macchina ma aspettiamo cinque minuti poi un bel sospiro e citofoniamo. Luciana ci lascia la porta socchiusa e con voce squillante ci invita ad entrare, varchiamo la soglia ed eccoci lì nel salotto di Henghel e Luciana. Ci guardiamo un po’ in giro e anche, lo ammetto, un po’ imbambolati fino a quando Luciana arriva tendendoci la mano con fare solare. Ci presentiamo e lei ci sommerge di domande mentre va verso la cucina: “Tutto bene il viaggio ? Avete avuto difficoltà a trovare la via ?”. Ci sediamo intorno al tavolo e rispondiamo a tutte le sue domande, poi le spieghiamo cosa stiamo facendo e lei subito: “Eh ma io mica mi ricordo tutto !” “Non importa”, rispondo io “sono convinta che ci saranno tante cose che si ricorderà e che ci serviranno per raccontare questa storia” sicura che qualche ora dopo avremmo avuto ciò che stavamo cercando… e così è stato.

Dico a Cristian di tirare fuori la telecamera, Luciana sgrana gli occhi e ci chiede di non riprenderla. Ci provo e insisto, ma non se la sente. Allora tiro fuori il libretto degli appunti e cominciamo l’intervista senza telecamera. Le chiedo di raccontarmi come ha conosciuto Henghel ed ecco il fiume di ricordi a partire dalla sua infanzia e dalla sua voglia di fuggire da Medicina, un piccolo paese del Bolognese, fino all’incontro con Henghel che l’ha voluta come cantante nella sua orchestra nel ’51 a soli 16 anni dopo averla sentita ad un provino. Arriviamo al matrimonio nel ’55 e poi tanti ricordi che ci aiuteranno a raccontare Henghel anche come uomo: l’aneddoto delle parole crociate che metteremo sicuramente, la passione per la buona tavola, di nuovo la sua poca dimistichezza nella guida come ci aveva già raccontato Giancarlo e la sua fobia per l’aereo. Tra fotografie e ricordi arriva sera e le chiediamo se vuole cenare con noi da qualche parte, lei ribatte offrendoci una cena improvvisata a casa sua. Come dire di no è bello stare in sua compagnia, sentirla parlare e fare battute; sono bastati pochi minuti per passare dal Lei al tu. Dopo cena arriva il tempo di lasciare quella casa. Sostiamo in salotto per un po’, quel salotto in cui sentiamo la presenza di Henghel dopo i racconti di Luciana: Guardiamo il suo stereo con tutte le etichettine fatte di suo pugno sopra i tasti, guardiamo le foto, la tavola dove Henghel, Luciana e gli amici hanno cenato tante volte, quella casa dove Henghel componeva e scartavetrava le ance. Usciamo ubriachi di idee e di immagini, ma nella testa mi risuona una cosa nella mente: “Luciana, ascolti ogni tanto la musica di Henghel ?” “Non ce la faccio… ancora non ci riesco”.

Grazie Luciana della cena, grazie dei tuoi racconti e della tua allegria.